COME IL SUONO DI UN ARMONICA
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Come il suono di un’armonica, sottile ed elagico, i pensieri scivolano nelle pieghe di una mente con occhi profondi.
Le mani toccano qualsiasi cosa, come alla ricerca della sedazione della propria inquietudine. I pensieri stridono nell’accavallarsi uno sull’altro con il peso delle proprie informazioni.
Il colore scuro torbido, l’aria fa fatica a passare nei polmoni.
Lo stomaco è attanagliato dall’abbraccio nostalgico di un’angoscia senza fine.
Sono lì, rappreso nell’angolo più remoto della mia persona, frammenti di luce filtrano ogni tanto da una porta che sembra non aprirsi mai, a farmi compagnia come vecchi amici di una vita, i demoni del mio passato: sono lì vicino quasi in modo apprensivo, preoccupati che la nostra amicizia non finisca mai.
Sapore di ferro.
Il mio palato è fermo, non sente altro che la beffa di un sapore duro e tagliente.
In questi momenti si è ciechi, neanche le lacrime vogliono passare per quegli occhi, per preservare le immagini, le ultime, di un qualcosa che non tornerà.
Questo è il momento dove la vita non è più vita e la non vita è vita.
Cerchi aiuto, ma sai che nessuno potrà toglierti ciò che più di ogni altra cosa è sprofondato nelle viscere della tua intelligenza: hai bisogno di ragionare, di riflettere, di capire, di avere una risposta. Nessuno saprà mai dirti veramente cosa fare perché gli manca un’informazione fondamentale: cosa accade dentro di te.
Cerchi compagnia, riparo, in qualcuno o qualcosa che sembra segua i nodi della tua corda. Il tempo è passato, passa e passerà.
Alla fine ad alzare il trofeo della tua vittoria contro l’amarezza scoprirai che sei solo tu, con tante mani che hanno portato a te quel feticcio di incomprensioni e inquietudini svelate.
La porta si è spalancata, ti volti indietro e quasi con nostalgia guardi quel posto sicuro che per tanto ha amorevolmente carezzato l’inedia della tua anima. Vuoi dire addio ai tuoi demoni, ma loro ti dicono semplicemente arrivederci. Un brivido percorre la tua schiena, ma il calore di una nuova emozione calma ogni spasmo.
Ti fai carezzare da un alito vento tiepido, una luce pastello ti stringe a sé e senti che il grosso è passato, puoi aprire gli occhi e guardarti, capire ora cosa sei.
Hai lasciato il bruco, ora hai delle nuove ali, più belle e più forti di prima. Volerai, non sai dove, ma volerai.
Guarderai dall’alto quanto è misera quella stanza. Hai una forza nuova, hai voglia di provarla.
E la cosa ancora più bella è il battito del tuo cuore, forte, che ti ricorda che ti stai emozionando, stai soffrendo, stai combattendo per qualcosa che desideri e che non vuoi allontanare.
Sono stato diverse volte in quella stanza, in alcuni momenti per molto tempo, in altri per poco. Ogni volta che ne sono uscito, ho capito una cosa nuova e subito dopo ho trovato una nuova cosa ignota.